Gli specchi dell’Anima

picasso - ragazza davani lo specchio

di Barbara Michienzi

Cos’è uno specchio?

Uno specchio per definizione è qualcosa che ha un’area che riflette ciò che si trova davanti, immagini e luci.

Quando parlo di specchio dell’anima o parlo di specchio psicologico mi riferisco alla realtà che circonda l’individuo.

Ognuno di noi ha un potentissimo e incredibile strumento di valutazione di sé, accessibile e immediato: il mondo che ci circonda, soprattutto le persone che gravitano intorno, le persone e le situazioni del proprio quotidiano, familiare o sconosciuto che sia. L’importanza del grado di conoscenza con coloro che ci circondano può essere relativo, è comunque indicativo e significativo soprattutto se l’individuo trova la giusta chiave di lettura.

Cosa significa tutto questo?

Che ognuno di noi ha la possibilità di scorgere parti di sé nell’Altro, più o meno gradevoli.

Per approfondire questo discorso abbiamo bisogno di una premessa, utile ma non indispensabile, per comprendere a pieno il concetto di specchio; questa premessa riguarda la nostra capacità di attirare nella nostra vita ciò che ci serve per evolvere, per comprendere noi stessi e migliorare; per capire il concetto di specchio abbiamo bisogno di comprendere che ciò che giunge nella nostra vita è la risposta dell’universo a ciò che vogliamo in quel momento, non necessariamente a ciò che crediamo di volere, ma a tutto ciò che vogliamo nel profondo, con paure e credenze annesse.

L’universo risponde alle nostre richieste e necessità e le palesa nella nostra vita, soprattutto e grazie a persone e situazioni che hanno la capacità di stimolare in noi reazioni e consapevolezza.

Grazie a questa alchimia siamo in grado di apprendere molto su di noi. Attraverso il nostro mondo circostante possiamo capire come siamo fatti, cosa c’è dentro di noi da risolvere e quali sono i punti che abbiamo trasformato in meglio, quali debolezze abbiamo trasformato in punti di forza e consapevolezza.

In che modo? Come si possono individuare e leggere questi indizi?

La prima cosa da fare è osservare e guardare la nostra realtà circostante, individuare ciò che ci piace e ciò che non ci piace.

Impariamo per prima cosa a essere grati per ciò che di bello accade ed esiste nella nostra realtà e ringraziamo noi stessi e l’universo per aver co-creato ciò che siamo riusciti ad attirare nella nostra esistenza.

Poi passiamo alla parte più difficile, ciò che non ci piace e cominciamo a mettere la nostra attenzione a tutto ciò che provoca in noi reazioni di fastidio, insofferenza, intolleranza, dolore, disgusto, odio…; una volta individuato “cosa ci bolle dentro” diventiamo consapevoli che tutto ciò che vediamo abita dentro di noi, in qualche modo.

Gli altri rappresentano il riflesso delle nostre emozioni, dei nostri blocchi, delle nostre verità interiori, di ciò che non abbiamo risolto, di ciò che si è depositato come memoria storica (vita attuale, della nostra famiglia di origine, della nostra anima, dell’inconscio collettivo…).

Questo è un grande passo e spesso può spaventare o irritare e così assumiamo atteggiamenti di negazione rispetto al tutto questo: tendiamo ad accanirci e a lottare.

Ma cos’è la lotta?

È il riflesso della nostra resistenza interna, tra ciò che vogliamo come cambiamento e ciò che invece ci spinge a rimanere nella nostra zona di comfort capitanata dall’Ego.

Ogni volta che lottiamo, inveiamo, distruggiamo…stiamo solo cercando di negare che tutto quel riflesso esterno è in realtà presente in noi, e proprio perché non ci piace lo rinneghiamo.

Abbiamo imparato (il più delle volte) a prenderci i meriti per le cose belle, ma a scaricare all’esterno la responsabilità delle cose stridenti, brutte e che alcuni definiscono fallimenti. Siamo pronti a prenderci i meriti, ma non accettiamo di assumerci la responsabilità che alcune cose non siano andate come volevamo così la nostra rabbia e frustrazione si dirigono verso gli Altri, il Fato, Dio, la Sfortuna etc etc…

“È colpa del collega se non ho avuto la promozione”, “è colpa di mia madre se sono così”, “è colpa dei professori che mi hanno preso in antipatia”, “è colpa di Dio che mi ha abbandonato e non si è preso cura di me!!!!”

Ma ogni volta che lanciamo agli altri il peso delle nostre responsabilità (inconsapevoli di farlo) stiamo solo negando a noi stessi il vero punto, stiamo rifiutando la vera responsabilità di ciò che nella nostra vita non va; cerchiamo, per difesa, di allontanare il problema gettandolo all’esterno nella speranza di trovare riposo e pace, nella speranza che quel problema sparisca senza renderci conto che in realtà stiamo solo lottando contro noi stessi.

Avete mai visto come si comportano i gatti davanti al proprio riflesso?

Il più delle volte attaccano se stessi! Ed è esattamente ciò che facciamo noi quando, invece di riconoscerci davanti ad uno specchio, lo attacchiamo.

Attenzione, si può attaccare qualcuno o una situazione in molti modi, non necessariamente fisicamente, ma anche psicologicamente ed emotivamente.

Ogni volta che qualcosa ci turba o ci infastidisce nell’altro e dell’altro possiamo fermarci e cercare di riconoscere in che modo quello che vediamo è dentro di noi.

Rimproveriamo agli altri tutto ciò che facciamo a noi stessi e che non vogliamo vedere.

Capita spesso di venire accusati di avere quello stesso atteggiamento o pensiero o… per cui ci arrabbiamo molto quando lo vediamo negli altri, ma non riusciamo a riconoscerlo in noi stessi.

Riconoscere i punti da dover elaborare non è sempre piacevole o facile e per questo motivo creiamo delle protezioni, una di queste protezioni è l’Ego.

Ma che cos’è esattamente l’ego ?

L’Ego è un “qualcosa” che abbiamo creato noi, che si nutre delle nostre paure e che non vuole lasciar spazio al cambiamento, significherebbe (per l’Ego) sparire e perdere Potere.

Ma quel potere di cui si avvale e si fa forza lo concediamo noi, siamo sempre noi gli artefici di tutto, della nostra felicità e infelicità.

E allora, per iniziare a decodificare quello che ci succede attraverso i nostri specchi, nel nostro quotidiano e per provare a fare i conti con noi stessi in modo costruttivo, potrebbe essere utile tenere presente alcuni punti, iniziando per esempio a:

  • Accettare di avere dentro di noi ferite e ombre (che possono essere guarite e sanate)
  • Individuare in che modo mascheriamo e camuffiamo queste ferite
  • Elaborarle, guarirle e lasciarle andare
  • Diventare consapevoli che tutto questo può essere sanato e guarito, che è possibile e che meritiamo di lasciar andare il dolore e la sofferenza
  • Smettere di dare Potere all’Ego e alle nostre Paure
  • Essere grati per le persone che incontriamo, perché grazie alla loro presenza nella nostra vita (anche se di passaggio) siamo in grado di accendere un faro su una nostra situazione da risolvere, che magari diversamente non avremmo visto con tanta chiarezza. Essere grati non vuol dire uscire dal mondo reale e trattenere nella nostra esistenza persone che non ci piacciono o che ci rendono infelici, ma solo sapere che, se persone del genere entrano nella nostra vita, hanno uno scopo utile (involontario e inconsapevole) alla nostra crescita e al nostro bene
  • Imparare a trasformare situazioni dolorose, faticose ecc. in occasioni di salti quantici, cioè di crescita esponenziale che permetta alla persona di evolvere molto più velocemente di quanto si faccia in un percorso i crescita cadenzato e progressivo

La nostra cartina tornasole sono proprio gli Altri e le situazioni che ci propone la vita. Se le situazioni si ripetono vuol dire che quel tema, quell’argomento della nostra vita interiore non è risolto o concluso.

Quando dentro di noi le cose trovano il giusto posto, il riflesso di ciò che è fuori cambia, semplicemente perché cambia il modo in cui noi osserviamo e percepiamo la realtà.

Il mondo non smetterà improvvisamente di essere egoista e crudele, ma noi avremo smesso di lottare contro questo mondo e saremo in grado di trovare le chiavi per ottenere la nostra felicità e centratura anche in mezzo al Caos più totale.

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Questo articolo lo trovate anche nel giornale online Karmanews, diretto da Manuela Pompas